La nostra comunicazione avviene su tre livelli: verbale, paraverbale e non verbale.

La prima ha una percentuale molto bassa, poiché noi comunichiamo in maniera per lo più “nascosta”. Bisogna quindi prestare attenzione al contenuto del discorso ma soprattutto alla maniera in cui viene trasferito: voce, tono, volume, timbro, intensità, ritmo (paraverbale) e all’atteggiamento che si ha durante la comunicazione (non verbale).

Quando vi è un conflitto tra ciò che si esprime e il vero sentire, è appunto il non verbale ad esprimerlo meglio.

Le componenti della comunicazione non verbale sono:

– l’espressione facciale

– lo sguardo

– i gesti e altri movimenti

– la postura

– il contatto fisico

– Il comportamento spaziale

– L’abbigliamento

– l’odore

L’espressione facciale

  • Il volto esprime i sentimenti, può dire molto sullo stato emotivo.
  • Le prime impressioni sono di solito basate sull’osservazione del volto e delle espressioni che manifesta.

Il contatto oculare

  • È necessario dosarlo per non sembrare invadenti.
  • Le persone decise e sicure mantengono un buon contatto oculare, quelle spaventati o vulnerabili si trovano in difficoltà.
  • Indica interesse e aiuta a mantenere viva l’attenzione.
  • Quando si è nella posizione di ascoltatori si tende guardare l’altro più di quanto si farebbe se si stesse semplicemente conversando.

La postura

  • Il corpo esterna dimensioni più generali come il grado di tensione, rilassamento o eccitazione.
  • Una persona tesa siede o sta in piedi in modo rigido, sta eretta o si sporge avanti, spesso tiene le mani congiunte, le gambe unite e ha i muscoli tesi.
  • I depressi assumono una postura accasciata, indifferente, siedono rannicchiati e fissano il pavimento.
  • L’annoiato tiene il capo abbassato o si sostiene il capo con la mano, s’inclina indietro e allunga le gambe.

La mimica

  • Non tutti sono coscienti della sua esistenza.
  • Speso la mimica delle mani è eccessiva e invadente quando c’è nervosismo, ansia, tensione o agitazione.

Il contatto fisico

  • Se si verifica al momento opportuno ed è sinceramente motivato può aiutare a stabilire un legame positivo.
  • Può essere usato per dominare o impaurire.
  • Può invadere lo spazio dell’altra persona.
  • Può essere causa d’imbarazzo.
  • Può essere frainteso.
  • Per alcuni può rappresentare.

Abbigliamento/odore

  • Se una persona è trasandata e addirittura emana un cattivo odore, il messaggio sarà di disagio totale verso il mondo che vuole tenere a debita distanza.
  • L’abbigliamento è spesso un’espressione dei giovani, che non riuscendo a comunicare in modo ottimale con gli adulti, esprimono il loro sentire tramite l’esteriorità: il modo di vestire, i piercing, i tatuaggi.
  • L’odore della pelle traduce i nostri pensieri: chi emana un pessimo odore può reprimere collera, odio, rancore.

Generalmente di tutto ciò che vogliamo dire riusciamo a comunicare solo il 70%e, a causa di disturbi vari esterni e interni i nostri interlocutori ne percepiscono solo il 40%, ne capiscono il 20%e ne ricordano il 10%.

Dalla mia tesi: GLI INSEGNAMENTI DELLA BHAGAVAD-GITA NEL COUNSELING

Krishna nella relazione di aiuto: Un Counselor Divino